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Le storie dei nostri clienti: i 200 anni del Biscottificio Grondona

A Genova, ma un po’ in tutta la Liguria, non si può nominare il Biscottificio Grondona senza pensare immediatamente ad uno dei loro dolci prodotti, divenuti iconici nel tempo: pensiamo al Lagaccio, il vero bis-cotto infornato e cotto due volte, ruvido e profumato, o ai canestrelli, che hanno la ricca consistenza della semplicità

Molte aziende italiane hanno ceduto la gestione, mantenendo solo il nome; Grondona, invece, rappresenta un unicum in Italia: al timone del gruppo rimane la famiglia del fondatore. 

Alla guida troviamo Gildo Grondona, presidente, e suo fratello Orlando, membro del Consiglio di Amministrazione, affiancati dall’ultima generazione Grondona, con i rispettivi figli: Francesco, Andrea e Massimiliano, che ricoprono i ruoli di Amministratore Delegato, Export manager e Responsabile del personale.

L’azienda genovese, che noi di Be4 Innovation affianchiamo nel percorso di innovazione, viene fondata da Giuseppe Grondona, che negli anni Venti dell‘800 possedeva un mulino a Pontedecimo, frazione dell’entroterra ligure, alimentato dal torrente Polcevera. Già nella metà dell’800 il fondatore veniva citato come “fabbricante vermicellaio” poiché da qualche tempo aveva intrapreso la produzione della pasta di semola, servendosi della farina ottenuta dal suo impianto. Un documento datato 1911 e depositato alla Camera di Commercio di Genova sancisce la nascita di questa storia nel 1820, firmato da “Francesco fu Giuseppe Grondona”. 

Alla pasta si aggiungerà il pane e poi i biscotti, fino ai giorni nostri in cui la famiglia Grondona ha allargato la produzione e acquistato altri storici marchi italiani: Bonifanti, che produce principalmente panettoni e colombe dal 1932 con una maniacale attenzione alla qualità delle materie e l’utilizzo dello stesso lievito naturale da madre bianca, e Duca d’Alba, storica azienda del Basso Piemonte, caratterizzata da sempre per l’attenzione agli aspetti nutrizionali della sua alta biscotteria. A questi si aggiunge anche Bocchia, che dal 1958 è un’eccellenza della tostatura del caffè a Genova, attività alla quale le successive generazioni hanno affiancato la produzione di prelibatezze artigianali per accompagnare la bevanda.

Il traguardo, quindi, è storico: un’avventura lunga duecento anni per un’azienda che non possiamo definire “soltanto” una realtà imprenditoriale di successo. Il Biscottificio Grondona è motivo di orgoglio per la regione Liguria e per l’Italia, che rappresenta con i suoi prodotti nel mondo intero.

Questo momento doveva essere una grande festa, ma l’emergenza sanitaria da Covid-19 ha scombussolato i piani. Niente però avrebbe potuto cancellare la voglia di celebrare questo traguardo: è stato emesso un francobollo speciale di Poste Italiane che raffigura il marchio aziendale del 1951 (la scena della bambina che afferra un biscotto dalle mani del nonno), è stato presentato un libro celebrativo e un cofanetto speciale di Baci di Dama dedicati al bicentenario, in vendita da novembre; il tutto presentato con una diretta streaming. 

Il libro intitolato “I nostri primi 200 anni – 200° anniversario Biscottificio Grondona” è un racconto a più vocicheripercorrere la storia della famiglia e dell’azienda attraverso le testimonianze dello scrittore Guido Bosticco, dell’enologo Guido Odello, del tecnologo alimentare Mauro Gobbi, dell’imprenditore Maurizio Gattiglia, della designer della comunicazione Valeria Bucchetti, e del professore di microbiologia Massimo Vincenzini.

Orlando Grondona ha commentato: “Avremmo voluto festeggiare il nostro bicentenario in un momento meno delicato per il nostro Paese e per il mondo. Senza avere la presunzione di insegnare niente a nessuno, sono convinto che oggi più che mai la coerenza con i propri valori possa contribuire a superare le difficoltà. In famiglia abbiamo sempre seguito un semplice precetto: produci nel modo migliore che puoi, attingendo al sapere che hai a disposizione. Forse non è la formula per arricchirsi, ma certamente permette di sopravvivere con dignità e soddisfazione, al di fuori delle mode e delle tendenze del momento”.

Abbiamo fatto qualche domanda ad Andrea Grondona, Export Manager, per scoprire meglio l’azienda. 

– Qual è la vostra filosofia? 

La filosofia che guida l’azienda è semplice, come i nostri biscotti: produrre senza compromessi, inseguendo sempre la qualità. C’è una ragione per cui il Biscottificio Grondona S.p.a. oggi non è un’azienda come la altre. La famiglia Grondona ha fatto una scommessa difficile: ha deciso di coniugare conduzione familiare, quella vera, dove i titolari si sporcano le mani di farina, e raffinate tecnologie industriali, cura artigianale nelle lavorazioni e presenza di rilievo sul piano della distribuzione. Lavorare su ricette regionali significa puntare su prodotti particolari: prodotti unici, che non si possono trovare altrove. È così che le specialità genovesi e liguri sono semplici, ma al tempo stesso ricche negli ingredienti e nel gusto. Proprio l’attenzione costante alla ricchezza delle ricette, alla semplicità nella lavorazione, all’originalità del gusto portano ad un catalogo di prodotti unico ed inimitabile. Prodotti naturali e genuini diventano requisiti essenziali perché frutto di scelte rigorose. La produzione vede ancora molti processi artigianali perché solo così i prodotti acquisiscono quella fragranza particolare, con tempi di lavorazione lenti, e ovviamente, con l’attenzione della scelta degli ingredienti, principalmente di origine italiana.

Ma per noi è importantissimo anche il capitale umano: quel bagaglio di esperienza accumulato da molti anni di lavoro.

– Abbiamo letto di un “leggendario quaderno nero” che custodisce le ricette sulle tecniche di impasto… è vero? Esiste ancora? 

Esiste davvero! Il mio bis-nonno Orlando ha scritto in quel quaderno i segreti per mantenere in vita il lievito madre, che ancora oggi utilizziamo e rinfreschiamo come allora.

– Ci spieghi il legame tra i vostri prodotti e il territorio in cui il Biscottificio Grondona nasce? 

I nostri prodotti sono il simbolo del nostro territorio. La nostra è la sesta generazione che lavora con la farina, prima come pasta poi come pane e in fine biscotti e pandolci da fine ‘800. I nostri prodotti sono direttamente proporzionali al territorio, perché sul mare il traffico delle navi durava settimane, se non mesi, e c’era la necessità di portare prodotti che avessero una vita molto lunga. Proprio i nostri prodotti, esattamente uguali ai dolci che facciamo oggi pur non avendo conservanti, erano adattissimi ad essere imbarcati per mantenere i marinai dell’epoca nei lunghi periodi di viaggio.

I nostri nonni e bis-nonni avevano una visione già molto precisa. Il nostro pensiero oggi deve essere ispirato a loro. Dobbiamo mirare alla riscoperta delle nostre radici e della nostra terra che vede le specialità regionali protagoniste assolute dell’importanza del territorio e intimamente legate al concetto di identità. Il territorio non ha più bisogno di appiattirsi sul modello standardizzato: lo scenario dell’omologazione si è capovolto a vantaggio del recupero identitario che si valorizza grazie al rapporto: Terra, Tradizione, Territorio e Identità. 

– Come avete affrontato la prima ondata e come state reagendo adesso all’emergenza sanitaria da Covid-19?

Abbiamo reagito tempestivamente, attuando tutte le precauzioni legate alle nuove normative in essere, prima di tutto per preservare la salute dei nostri dipendenti, oltre che, aver fatto fronte alla rivoluzione economica potenziando alcune piattaforme e-commerce che portano i nostri prodotti direttamente nelle case degli italiani.

-Quanto pensi sia importante per le imprese alimentari oggi aprirsi alla trasformazione tecnologica? 

La nostra abilità, se così possiamo dire, è stata non nell’inventare un processo nuovo ma nel trovare un equilibrio tra passato e futuro: mio papà ha sempre creduto nell’innovazione ma cercando di investire in macchinari creati in funzione della produzione e non il contrario. Molti sono stati realizzati ad hoc per non stravolgere il prodotto finale. La soddisfazione più grande è spegnere 200 candeline ma guardando al futuro.

Spegnere 200 candeline è davvero una grande responsabilità: è necessario pensare al futuro come evoluzione continua e necessaria, senza perdere mai di vista la propria identità e i valori dell’azienda. 

Una sfida emozionante e una grande responsabilità anche per noi, che affianchiamo il Biscottificio Grondona nel processo di innovazione. La trasformazione digitale non è, infatti, sinonimo di stravolgimento o alterazione, ma di adattamento a una nuova storia, senza perdere mai traccia della propria identità. 

 

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